venerdì 5 ottobre 2012

Roma medievale: i dipinti murali di Santa Maria in Pallara (S. Sebastiano al Palatino)


J. Wilpert, pitture murali di Santa Maria in Pallara, fotografia acquerellata (da Wilpert 1916).


La decorazione dell’arco absidale di S. Maria in Pallara, oggi in condizioni assai frammentarie, presentava in origine una versione in gran parte inedita del tema dell’adorazione dei Vegliardi. I dipinti murali che decoravano le pareti della navata e della tribuna, datati fra la fine del X e gli inizi dell'XI secolo, erano giunti pressoché integri fino ai restauri ordinati da papa Urbano VIII (1623-1644). Il pontefice, distrutte «omnibus sanctorum picturis», volle conservare solo la decorazione absidale, tramandata dalle copie ad acquerello realizzate su indicazione di Francesco Barberini da Antonio Eclissi (1630), oggi raccolte nel Cod. Vat. Lat. 9071[1].

 Città del Vaticano, BAV, Codice Vaticano Latino 9071, arco di Santa Maria in Pallara.

Gli acquerelli attestano la presenza, sulla parete di fondo del presbiterio e sull’arco, di una complessa composizione articolata su due registri. Nella fascia superiore due gruppi di sei uomini dalle mani velate appaiono inginocchiati e nell’atto di offrire corone all’Agnello, munito di volumen. Gli anziani, a piedi nudi, privi di nimbo e di diadema, presentano una corta barba e capelli d’argento e vestono una tunica bianca, con pallio arancio-dorato, avvolta sulle mani. Nel registro sottostante, dieci figure nimbate (in origine probabilmente dodici) ritratte sulle spalle di altri personaggi, appaiono suddivise in due gruppi e sollevano le braccia verso la Dextera Domini rappresentata sul bordo della curva dell’abside[2]. Identificati con i Seniori dell’Apocalisse, i primi dodici ricalcano un’iconografia da tempo attestata a Roma[3] e trovano un immediato parallelo nella più tarda decorazione del presbiterio di San Giovanni a Porta Latina [4].

 
Città del Vaticano, BAV, Codice Vaticano Latino 9071, arco di Santa Maria in Pallara.

Il secondo registro presenta invece un soggetto insolito. L’Uccelli credette di riconoscervi i Seniori che presentano all’Agnello le fiale o i calici, qui sostituiti da figure antropomorfe[5]. Il tema, piuttosto raro, appare solo in tre monumenti tardo romanici e gotici: in un fonte battesimale presso la cattedrale di Merseburg (1180 ca.), nel portale sud di Chartres (XIII secolo) e nelle sculture del Duomo di Fürstenportal a Bamberga (1220 ca.)[6]. Più plausibile è invece l’interpretazione di Mâle, che riconosce nelle pitture il tema della predicazione apostolica fondata sull’insegnamento dei profeti[7].
Quale che sia la chiave ermeneutica dei dipinti, nelle figure telamoniche sembra possibile identificare i profeti o i patriarchi, mentre negli altri personaggi gli apostoli che «vedono quindi più lontano e più in alto di essi»[8]. Secondo i Padri della Chiesa, l’assemblea dei Ventiquattro Seniores della visione giovannea era in effetti composta dai dodici profeti e dai dodici apostoli i quali, insieme, esemplificavano l’unione del Vecchio con il Nuovo Testamento; un’idea, questa, che sul finire dell’VIII secolo fu ripresa dall’Expositionis in Apocalypsin di Ambrogio Autperto[9].




[1] Quest’ultimo comprende anche la raccolta epigrafica di Gaetano Marini. Cfr. GIGLI 1975, p. 48.
[2] Cfr. WILPERT 1916, p. 1078. Eclissi segnala sotto ai dipinti altre due scene con la rappresentazione dei fondatori Pietro e Giovanna, dei santi Sebastiano e Zotico e di due sante martiri effigiate nel gesto di offrire corone. Sulle pareti erano verosimilmente raffigurate scene neotestamentarie e di martirio; a destra, in prossimità dell’abside, un frammento di pittura mostra la figura di un animale, forse di un toro, simbolo dell’evangelista Luca.
[3] Vedi, a questo riguardo, le decorazioni di San Paolo fuori le mura, di Santa Prassede, di Santa Cecilia in Trastevere e di San Giovanni a Porta Latina.  
[4] Cfr. WILPERT 1916, p. 1078. Inserendo nella stessa tavola parte delle pitture del presbiterio di Santa Maria in Pallara e di S. Giovanni a Porta Latina, Wilpert stesso favorisce un confronto tra i loro repertori decorativi.
[5] Cfr. GIGLI 1975, p. 49.
[6] H. Beenken, Romanische Skulptur in Deutschland 11. und 12. Jahrhundert, Leipzig 1924, pp. 86-89, fig.43; M. L. Marchiori, Art and Reform in Tenth-Century Rome – The Paintings of S. Maria in Pallara, Queens University, Kingston (Ontario, Canada) 2007, in part. pp. 77-81.
[7] MARCHIORI 2007.
[8] GIGLI 1975, p. 50; cfr. anche BERTELLI 1994, p. 225; MARCHIORI 2007.
[9] L’abate di S. Vincenzo al Volturno ricorreva al passo di Matteo 19, 28 per istituire un parallelo tra gli apostoli e gli anziani del testo apocalittico: «Gesù rispose loro: in verità vi dico voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni per giudicare le tribù di Israele». V. Ambrosii Autperti Opera, in R. Weber, Corpus christianorum continuatio mediaevalis, 28, Turnhout, 1975, v. II, pp. 210-213; MARCHIORI 2007, pp. 79-80. 

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